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Washington Post: “Gli USA preparano una azione di attacco contro l’Esercito siriano di Assad”

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La scorsa settimana si è tenuta a Washington una riunione di vertice a cui hanno partecipato i responsabili del Diartimento di Stato, della CIA e dello Stato Maggiore congiunto per decidere la possibilità di effettuare un intervento miltare diretto USA in Siria per mezzo di bombardamenti aerei (“military strikes” ) contro le posizioni dell’Esercito siriano, secondo quanto ha informato il Washington Post.

Tra le ipotesi prese in esame, quella di un attacco contro le piste degli aereoporti della Forza Aerea siriana mediante missili da crociera ed altre armi di lunga gittata. Inoltre è stata trattata la proposta di realizzare una operazione coperta per evitare le obiezioni della Casa Bianca ai bombardamenti senza il permesso delle Nazioni Unite.

In pratica una “azione punitiva” per “far pagare ad Assad il prezzo delle sue violazioni della tregua e per i bombardamenti su Aleppo, in modo da costringerlo a sedersi al tavolo delle trattative”, come recita il giornale.

I rappresentanti della CIA e dello Stato Maggiore Congiunto hanno manifestato il loro appoggio all’utilizzo di “azioni cinetiche” contro al Assad. Nello stesso tempo, fra gli organismi militari, vige l’opinione che la caduta di Aleppo danneggerà gli obiettivi degli USA in Siria. In questo senso, risulta poco probabile che Obama possa approvare i bombardamenti contro Assad, segnala il giornale. E’ previsto comunque che questo argomento torni ad essere considerato nella riunione del Consiglio Nazionale di Sicurezza per questo fine di settimana.
Questa la notizia data dal Washington Post.

Nota: Le informazioni circa la pianificazione di un attacco della coalizione USA contro le installazioni militari dell’Esercito siriano sono prese molto sul serio a Mosca, dopo la rottura delle trattive diplomatiche per la instaurazione di una tregua in Siria. Questo spiega il rafforzamento del dispositivo militare russo avvenuto negli ultimi giorni con l’attivazione di batterie di missili antiaerei SS-300 a protezione delle basi russe in Siria e con l’arrivo dei componenti del sistema antimissile e anti-aereo SA-23, denominato “Gladiator”, che sono state scaricate nell’ultimo fine settimana, in una base navale russa lungo città costiera di Tartus, in Siria.

Gli esperti militari dicono che questi sistemi saranno destinati a “blindare” i cieli della Siria, in particolare sopra Damasco a protezione delle sedi governative e in prossimità della costa di Latiaka dove si trovano le basi navali ed aeree russe.
Inoltre è stato segnalato l’arrivo di altre unità navali russe nel Mediterraneo al largo della costa siriana, in particolare le corvette lanciamissili “El Serpujov” e el “Zelioni Dol”, equipaggiate con i missili Kalibr che vanno a integrare il dispositivo navale russo nel Mediterraneo che dispone anche della portaerei “Ammiraglio Kuznetsov”.

In pratica non c’è alcun dubbio che i russi “si preparino” a difendere le proprie installazioni e quelle delle forze siriane da un possibile attacco delle forze della coalizione USA che, seppure diretto contro le postazioni siriane, inevitabilmente finirebbe per coinvolgere i militari russi che sono presenti sul terreno.
L’attacco a sorpresa già effettuato il giorno 17 Settembre contro le posizioni siriane sulla base aerea di Deir Ezzor, per quanto descritto come “un errore” da Washington, con tutta evidenza, deve essere considerato una “prova di fuoco” fatta dall’Amministrazione USA per saggiare le possibili reazioni russe.

Gli analisti militari osservano  che un possibile attacco dell’aviazione USA , se ci sarà, potrebbe essere diretto non solo contro le forze dell’Esercito siriano ma anche per colpire i reparti di Hezbollah che operano sul terreno accanto alle forze siriane. Un “favore” questo, richiesto ad Obama direttamente da governo di Netanyahu che vede il suo più immediato nemico nei reparti libanesi di Hezbollah che potrebbero rivolgere le loro armi contro le forze israeliane, in una prossima invasione del Libano (sarebbe la quarta) che sembra già pianificata dallo Stato Maggiore di Israele.

Fonti:     RT Actualidad      Washington Post

Traduzione e Nota: Luciano Lago

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